Madonna di Nagasaki (Giappone)
Madonna di Nagasaki
Cattedrale di Urakami, Nagasaki, Prefettura di Nagasaki, Giappone
TEL + 81 095-844-1777
FAX + 81 095-844-6508
uracathe@hkg.odn.ne.jp
http://www1.odn.ne.jp/uracathe/
http://www.madonnagasaki.org/
La prima edificazione della Cattedrale di Urakami a Nagasaki avviene nel 1914, costruita e consacrata ufficialmente dalle Missions Etrangères de Paris. Si tratta della più grande chiesa cattolica in Asia, e viene edificata da volontari della parrocchia di Nagasaki guidati da un missionario francese, Padre Pierre Fraineau.
Nel 1929 viene collocato un altare in legno su cui è posta una Madonna lignea ispirata ad un quadro di Murillo: l’Immacolata Concezione. (Il dipinto si trova ora al Museo National del Prado a Madrid, Spagna.)
Il 9 agosto 1945 alle ore 11:02 nella chiesa di Urakami, erano presenti 30 fedeli e 2 preti impegnati nelle confessioni. In seguito allo sgancio della “Fat man” – come è stata soprannominata questa bomba al plutonio – che scoppiò a 500 metri dalla cattedrale, morirono tutti e l’edificio bruciò per l’intensità del calore sprigionato.
Dei 12 mila cattolici che costituivano questa comunità, 8.500 morirono all’istante. Il bilancio totale della vittime a Nagasaki è stato di circa 80 mila. Nel corso dell’anno poi ne sono morte altre 60 mila.
Ma non tutto andò distrutto.
Kaemon Noguchi, un soldato giapponese congedato nonchè prete cattolico, entra tra le rovine della Cattedrale di Urakami per pregare. Spera di trovare un ricordo tangibile della chiesa della sua giovinezza da portare nel suo Monastero Trappista di Hokkaido.
Dopo più di un’ora di ricerca tra le macerie, Noguchi si siede e si rimette a pregare. E, improvvisamente, nota le fattezze senza occhi della Madonna, che lo fissavano cieche in mezzo alla polvere. Si tratta della testa di una statua lignea della Vergine sopravvissuta all’atomica e delle cui radiazioni porta ancora segni evidenti, del corpo non è rimasta traccia.
L’aspetto dell’icona religiosa, devastata dalla guerra , è impressionante: gli occhi della Madonna sono due cavita’ bruciacchiate, gli occhi di vetro sciogliendosi Le hanno solcato il viso come delle lacrime. Per molti fedeli quella testa è sopravvissuta in modo miracoloso; per tutti è un simbolo religioso di speranza.
Turbato, Noguchi porta l’immagine bruciacchiata nel suo convento, dove la tiene per 30 anni.
Nel 1975 Kaemon Noguchi ritorna a Nagasaki per restituire l’immagine della Madonna. La consegna al Professor Yakichi Kataoka, che la custodisce nel Junshin Women’s College per 15 anni. Nel 1990 Takeshi Kawazoe, parroco della Chiesa di Urakami, esprime il desiderio di scoprire il nome di questo soldato che ritrovò la statua, Padre Noguchi scrive una lettera alla chiesa raccontando che cosa era successo. Il Professor Kataoka venutolo a sapere, restituisce la reliquia alla chiesa, che la espone nel museo della bomba atomica. Nel 1998 Mr. Yasuhiko Sata legge la storia della Madonna e visita Nagasaki per vedere la statua, che trova inaspettatamente esposta tra altri cimeli nel museo della bomba atomica. Cerca allora di convincere i responsabili della Chiesa di Urakami che la Madonna non è un semplice ricordo dell’olocausto nucleare, bensì un oggetto sacro che deve essere riportato sull’altare. Il giorno di Pasqua, il 23 aprile 2000, gli sforzi di Mr. Sata danno finalmente il loro frutto: Padre Mimura, della Chiesa di Urakami, gli assicura che la Madonna sarà posta nella Cattedrale in maggio, il mese a Lei dedicato.
Da quel momento, in una cappella costruita per l’occasione, è esposta ai fedeli la cosiddetta “Madonna bombardata“.
La chiesa ha esposto per molto tempo un modello della statua, ma in molti chiedevano di poter pregare davanti all’originale. Così i parrocchiani stessi hanno ristrutturato uno spazio per ospitare la testa della Vergine. Tra di loro il sig. Fukabori, 74 anni, che ha perso 4 fratelli nel bombardamento. L’uomo esprime un desiderio: “Vorremo che questa cappella diventi un luogo di preghiera per le anime delle vittime e per la pace”.
La signora Shigemi Fukaori (79), anziana parrocchiana di Urakami, fissando quietamente la statua ha detto: “Quando l’ho vista per la prima volta, ho pensato che la Vergine Maria piangesse. Questo è un eloquente simbolo di pace che dovrebbe essere conservato per sempre”.
Ora i cattolici di Nagasaki, sotto la guida dell’arcivescovo Takami in collaborazione con il sindaco e gli altri cittadini, sono diventati promotori del movimento per l’abolizione delle armi nucleari. La venerata testa della Madonna ferita è fonte di ispirazione e stimolo alla preghiera.
“La potente reliquia- scrive l’Asahi – ha viaggiato molto come simbolo della pace. Ma il viaggio più lungo l’ha intrapreso quest’anno quando è stata portata a New York in occasione dell conferenza per la revisione del trattato di non-proliferazione nucleare. Nel tragitto i leader religiosi l’hanno portata in Vaticano, dove è stata benedetta dal papa Benedetto XVI e a Guernica, Spagna, per una cerimonia in memoria delle vittime di un attacco nazista durante la guerra civile spagnola”.
L’arcivescovo Takami, i cui genitori sono stati uccisi dalla bomba atomica, ha detto: “Abbiamo viaggiato all’estero con la statua per chiedere alla Vergine di intercedere per la pace. Ci sono molte maniere di rivolgere appelli alla gente – attraverso fotografie, film, racconti sugli orrori della guerra – ma per noi (la statua) di Maria, bombardata dall’atomica ha un differente potere evocativo”.
Per il numero dei cattolici (65.000) l’arcidiocesi di Nagasaki è seconda solo a quella di Tokyo (94.000); ma è la prima se i numeri vengono letti in percentuale di popolazione: 4,3% per Nagasaki; 0,5 per Tokyo. Inoltre, mentre a Tokyo c’è un contributo notevole di personale estero per l’evangelizzazione, quella di Nagasaki è un’evangelizzazione quasi tutta autoctona.
Ne ha indicato la ragione 18 secoli fa Tertulliano: . “Il sangue dei martiri è seme di cristiani”. L’icona della testa ferita della Vergine Maria di Urakami ne è il simbolo.