VIA CRUCIS IN BICICLETTA DA REPEN-TRIESTE A MEDJUGORJE (536 km in due giorni)
Alcuni anni fa, dentro di me, è nato il desiderio di percorrere il tragitto Trieste (Repen) – Medjugorje in bicicletta in solitaria: questo desiderio saliva nel tempo, ma fino a quest’anno succedeva sempre qualcosa per la quale dovevo abbandonare l’idea. Quest’anno sembrava l’anno giusto e quindi ho cominciato ad organizzarmi in tal senso. Nel pensare a come doveva essere questo giro in bici, ho voluto fin da subito che non sia un semplice giro in bicicletta, ma che dentro tale impresa vi sia anche la presenza del mio essere cristiano e quindi una dimensione di fede. Così ho immaginato di fare una Via Crucis da Trieste a Medjugorje e ho diviso tutto il percorso in quindici tappe ovvero le 15 stazioni. Poi ho voluto avere addosso una maglietta con l’immagine della Madonna e in questo mi ha aiutato mia moglie: forse, pensando ora a tutto quanto è successo, credo che sia stato un segno già il fatto che la maglietta è stata acquistata da mia moglie (Gabri), in quanto generalmente l’acquisto del mio abbigliamento per bici è “off limits” per lei, ma inaspettatamente ha acquistato una maglietta perfetta in tutto (misura, stoffa, dimensioni tasche posteriori e zip di apertura anteriore). Infine il tempo del percorso: Gabri insisteva per non meno di tre giorni, ma io desideravo in due. Desideravo in due giornate in quanto ero convinto che in tre giornate la sofferenza non sarebbe stata insopportabile. In due giornate significava anche che non vi era la certezza assoluta di essere in grado di percorrerli, perchè mai nella mia vita ho percorso distanze così lunghe in due giornate CONSECUTIVE. Il massimo della distanza percorsa in giornata è stata 238 chilometri, ma il giorno dopo c’era il riposo assoluto. In questo pellegrinaggio invece sono stati percorsi, nella prima giornata,286 chilometri e nella seconda giornata, 250 chilometri.
La maglietta della bici è una maglietta con il classico tessuto da bici bucherellato, bianca davanti e dietro e rossa ai lati. L’immagine stampata sulla maglia è una grande immagine della Madonna di Medjugorje con la scritta Trieste 09/08/09 hh 5:00 Medjugorje 10/08/09 . E’ stata disegnato schematicamente il percorso della costa croata-dalmata e delle 15 tappe-stazioni.
Quando Gabri ha portato il file e la maglietta in un negozio dove fanno le stampe sulle magliette, il titolare, le dice subito che, con quel tipo di maglia, vi è un alto rischio di insuccesso e che si potrebbe rovinare la maglia in quanto: il tessuto non è cotone e si può bruciare, il tessuto è bucherellato e quindi non adatto alla stampa di fotografie, la maglia ha una zip, la quale dà fastidio nel momento della pressa e si rischia di romperla.
Mia moglie gli risponde che la maglietta è stata acquistata a tale scopo e che quindi non ci sono soluzioni, la stampa va tentata anche nel rischio. Durante l’attesa Gabri ha pregato la Madonna con le “Ave Maria” affinché la stampa esca bene. Il titolare torna dopo circa 10 minuti e mostra la maglietta a mia moglie: tutto era perfetto! Lui stesso era sorpreso dell’esito perfetto della stampa, del colore e di come il colore aveva preso anche nei buchi. Gabri pensa che visto il soggetto della foto, la Madonna non poteva venire fuori brutta per un’impresa del genere.
Nella giornata precedente alla partenza ho preparato il borsello da bici con tutto il necessario, e poi l’ho collocato sul manubrio della bici. Sono riuscito a mettere tutto il necessario in uno spazio ridotto, facendo particolare cura a portare con me degli integratori importantissimi per lo sforzo fisico che mi attendeva. Tra le altre cose ho messo anche una bottiglietta di plastica con la forma della Madonna di Lourdes che ho acquistato l’anno scorso sempre a Lourdes: ho riempito la bottiglietta con l’acqua di Lourdes e volevo che tale acqua fosse anch’esso un “integratore” da aggiungere agli altri.
Nella settimana prima della partenza mi sono confessato, in quanto desideravo fare il percorso ed arrivare a Medjugorje già confessato (non si sa mai cosa poteva accadere…). Sabato sera, il giorno prima della partenza, sono andato a messa. Dopo la messa ho fatto benedire da Don Cristiano la maglietta con l’immagine della Madonna, ma visto che Don Cristiano mi vuole bene mi ha fatto una super benedizione per il viaggio e ha anche pregato per me. Nella sua chiesa “Regina Pacis” in Via Commerciale, si trova una copia della statua della Madonna di Medjugorje che si trova nella chiesa di Tihaljina, un paese a circa 35 chilometri da Medjugorje. La statua di Tihaljina rappresenta, quanto possibile, la bellezza della Madonna che appare ai veggenti e quindi la statua è indescrivibilmente bella. Anche se tale copia non è esattamente uguale a quella che si trova in Tihaljina, essa è veramente bella e viene direttamente da Medjugorje: davanti a questa statua ho fatto alcune “Ave Maria”. Poi sono andato davanti all’Altissimo ed ho fatto un Padre-Ave-Gloria per le intenzioni del Papa. Infine ho preso un Rosario che avevo a casa e l’ho indossato, perché quando si va a Medjugorje tutto si può dimenticare a casa, ma non il Rosario.
La partenza era prevista per il giorno 09/08/2009 alle ore 5:00. La mattina della partenza sono pronto per le ore 5:20. Prendo la bici a mano, scendo giù per il giardino a piedi, ma “sfortunatamente” si rompe l’aggancio del borsello da manubrio e quindi devo ritornare in casa e cercare velocemente una soluzione al problema.
E’ logico che ci rimango male, ma di fatto ho accettato questo contrattempo con serenità. Torno in casa e decido di prendere lo zaino e vado a prenderlo. Dentro lo zaino trovo un marsupio che non uso da anni e di cui non mi ricordavo più di possedere. “Fortunatamente” era proprio nello zaino che volevo preparare e quindi in velocità ho capito che la miglior soluzione era alleggerire il peso del borsello da manubrio e mettere le restanti cose nel marsupio. Il tutto è stato fatto e parto.
Nella prima ora mi rendo immediatamente conto che la rottura del borsello è stata di fatto una cosa positiva, in quanto avere un peso ridotto sul manubrio permetteva una guida della bicicletta più serena. Il marsupio invece, di fatto, non pesava, in quanto appoggiava lievemente sul sellino e quindi non si sentiva affatto il suo peso. Eccellente!!! Poi se avessi preso lo zaino sarei stato infastidito molto dal suo peso sulla schiena. Penso nuovamente: “Che fortuna!” Ancora penso al fatto se la rottura si fosse presentata dopo circa 20 chilometri dalla partenza? Penso ancora che il tutto va visto veramente come un vero colpo di “fortuna”. Poi però comincio a vedere le cose da un altro lato: il ritardo che è stato generato con la rottura del borsello da bici, ha determinato che la partenza avvenisse alle ore 5:41 (orario memorizzato nel computer da bici), ma tenendo conto che ci metto circa un minuto dalla porta di casa alla partenza effettiva in bici in cui schiaccio il tasto del computer per la partenza, significa che sono partito fuori dalla porta di casa mia ESATTAMENTE alle ore 5:40 ovvero l’orario, anche se serale, del’apparizione quotidiana della Madonna di Medjugorje. Un pensiero mi assale: “E se tale ritardo è stato già guidato dalla Madonna, che mi ha fatto partire esattamente 12 ore prima dell’apparizione quotidiana?”. Comincio a pensare positivamente che forse la Madonna sta vigilando su di me e torno a pensare al momento della rottura del borsello ed al pensiero dello zaino: non potevo mettermi addosso lo zaino in quanto con lo zaino coprivo interamente l’immagine della Madonna che avevo sulla maglietta e questo la Madonna non lo poteva desiderare (per essere più precisi: a casa ho capito che erano 13 ore di differenza tra le 5:40 del mio computer e l’orario delle apparizioni quotidiane, in quanto bisogna aggiungere anche un’ora dell’ora legale estiva).
Circa dopo 15 chilometri, nell’assoluto silenzio, mi viene da osservare il movimento dell’erba che danza al soffio del vento e mi vengono in mente le pagine del Vangelo posto sulla tomba del Papa Wojtila che scorrevano con il soffio del vento. Mi è venuto un groppo alla gola in quanto la sensazione che sentivo era che il Papa benediceva tale mia Via Crucis Trieste – Medjugorje.
Al 55° chilometro effettuo le preghiere del mattino e la lettura della 1^ Stazione della Via Crucis. Terminato lo stop, inizio con la seconda tappa.
Durante la seconda tappa mi gironzola un pensiero in testa: se fossi un uomo con una fede forte e vera sarei sicuramente partito senza gli integratori per lo sforzo fisico, ma solo con l’integratore dell’acqua di Lourdes. Allo stesso tempo mi rispondo che è meglio non scherzare con la salute, in quanto fare una tale distanza senza integratori, potrebbe mettere a rischio il giro stesso, in quanto in caso di crisi fisica per eccessivo sforzo prolungato determina un lungo stop per recuperare le forze e quindi sicuramente non sarei riuscito ad arrivare a Medjugorje in due giorni. Quindi mi dico: “Vediamo cosa succede quest’anno ed eventualmente forse un’altra volta partirò senza integratori”.
Circa a 5 chilometri dall’arrivo della seconda tappa passo davanti ad un bar e mi assale un desiderio di fermarmi per chiedere acqua. In prima battuta mi rispondo che non serve fermarmi ora, in quanto tra 5 chilometri arrivo alla tappa predeterminata e i 5 chilometri che mancano sono tutti in discesa e quindi non ha nessun senso fermarmi ora. Inoltre era vuota solo una borraccia, la seconda era addirittura piena. Ma la mia vocina interna mi dice ancora: “Fermati ora”. Quindi mi fermo e torno un po’ indietro per raggiungere il bar. Fuori dal bar c’era parecchia gente, in quanto era un bar in cima alla collina di Fiume con una bellissima vista sul golfo di Kraljevica. Prendo la borraccia vuota ed entro nel bar. Dentro il bar non c’è nessun cliente; vado verso il banco delle bibite e non vedo neanche il barman, ma dietro il banco del bar, in mezzo ai bicchieri e bottiglie, c’è ben visibile la foto della Madonna di Medjugorje (quella di Radio Maria, formato A4), che alla sua vista mi fa venire un brivido lungo la schiena ed una forte commozione di felicità.., era come se mi dicesse “Sono con te, serviti pure”. Dopo qualche secondo entra la signora del bar, alla quale dico che sto andando a Medjugorje e se mi può riempire la borraccia di acqua. La signora mi dice di pregare anche per lei e gentilmente mi riempie la bottiglietta di acqua fresca, ma non acqua di spina, ma acqua che normalmente si vende e non mi fa pagare nulla.
Esco ovviamente un po’ sconvolto, ma molto felice e capisco ora che la Madonna VERAMENTE vigila su di me. A questo punto dico: “Bene, è ora di prendere un integratore per lo sforzo fisico”. Apro il marsupio, cerco, cerco…, ma non trovo più il contenitore degli integratori, che il giorno prima ho preparato con tanta cura. Immediatamente ho capito una nuova cosa: solo mezz’ora prima avevo desiderato di partire senza gli integratori, ma non avevo sufficiente forza nel farlo effettivamente, e così, me li ha tolti la Madonna con il “problema” della rottura del borsello. Quando è stato svuotato per essere riparato, e poi tutte le cose sono state rimesse un po’ nel borsello e un po’ nel marsupio, gli integratori sono rimasti sul tavolo!. Ho accettato con gioia il fatto di non aver più gli integratori, in quanto ora sapevo che la Madonna vigilava su di me. Oltretutto il paese di questa tappa si chiama KRALJEVICA dove la parola è simile alla parola KRALJICA che significa REGINA e la Madonna di Medjugorje si chiama anche KRALJICA MIRA – REGINA DELLA PACE: una bella “coincidenza”. Da questa tappa in poi ho utilizzato solo l’integratore “spirituale” e bevevo un sorso dell’acqua di Lourdes con devozione, ossia effettuavo un piccolo sorso dopo ogni stazione della Via Crucis e facevo tre Ave Maria per “dar forza” all’acqua.. e di conseguenza aver forza io!.
Nel resto della giornata le tappe si sono susseguite negli orari previsti, con un ritmo di velocità previsto. Continuavo in ogni tappa a prendere un sorso dell’acqua di Lordes, leggere la lettura della stazione della Via Crucis e fare le preghiere previste dalla Via Crucis stessa. Le letture della Via Crucis mi parevano particolarmente azzeccate nella mia fatica, anche se nella prima giornata la sofferenza era per tutto il tempo sopportabile. Quello che rendeva maggiormente faticoso il tutto era il sole, in quanto era particolarmente forte e la strada era poco ombreggiata.
Avevo deciso che durante il percorso da Trieste a Medjugorje ad ogni vista di un simbolo cristiano, lo avrei salutato facendomi la croce ed una preghiera e pertanto se passavo accanto ad una chiesa o una cappella con Gesù, mi facevo la croce e pregavo il Padre Nostro, se passavo accanto ad una statuetta della Madonna, mi facevo la croce e pregavo l’Ave Maria, ed infine se passavo davanti ad un cimitero, mi facevo la croce e pregavo l’Eterno Riposo. Quindi un po’ pensavo alle mie cose, un po’ osservavo i bei panorami, un po’ pregavo. In momenti di cali di forza afferravo la croce del Rosario che indossavo e facevo un “Ave Maria”: dava sollievo immediato.
Verso le 17:00 mi fermo a Gospic nel ristorante in cui si sarebbe fermato il giorno dopo il pullman del pellegrinaggio con mia moglie e mia figlia. Nel ristorante ordino di far arrivare un bouquet di rose a mia moglie, per l’indomani. Poi riparto per l’ultima tappa.
E’ stata una bella sorpresa, che ha fatto commuovere Gabri e altre signore del pullman!
Dopo Gospic ho iniziato l’ultima tappa di 50 chilometri: ho mangiato l’ultimo dei miei quattro panini e l’ultima delle mie quattro banane della giornata. Già immaginavo una buona cena in qualche ristorante all’arrivo. Verso le 19:00 ero ormai in prossimità del traguardo della prima giornata. Negli ultimi chilometri il cielo si era coperto di nuvole e verso gli ultimi cinque chilometri scendeva una lieve pioggerellina: mi dicevo che questo potrebbe essere la benedizione dal cielo per aver raggiunto la prima meta. Per circa un chilometro guardavo solo il computer della bici per contare alla rovescia le ultime fatiche. Ad un certo punto alzo la testa e davanti a me mi trovo un arcobaleno fantastico. Non so se ho visto più di una volta nella mia vita un arcobaleno completo che forma l’intero arco: mi ricordo una sola volta, ma quello era molto grande e lungo. Questo era piccolo, molto grosso e particolarmente luminoso sul lato destro. Gracac, che è la mèta della prima giornata, si trova in vallata tra due piccole montagne e l’arcobaleno congiungeva le due montagne con il paese in mezzo. Quando faccio qualche bella gran fondo ciclistica, all’arrivo c’è quasi sempre un bell’arco di trionfo, ma non paragonabile con quanto vedevo io in quel momento. Peccato che quando Gabri mi aveva chiesto, se volevo la macchina fotografica, le ho risposto che sul percorso non avrò tempo per le fotografie e che non ci sono poi tante cose da fotografare: veramente peccato, anche perché la strada in certi passaggi è veramente panoramica e meritava una foto. Ora non posso fare altro che imprimere tale arcobaleno nei miei ricordi.
Poi è accaduta una cosa sconvolgente: non appena passo la tabella “Gracac” (meta della giornata) l’arcobaleno, nell’arco di circa 20-30 secondi, si dissolve e scompare del tutto in modo di farmi percepire proprio il senso dell’arrivo in quanto nelle gare ciclistiche, quando si oltrepassa il traguardo, l’arco di trionfo non si vede più. Dopo la scomparsa dell’arcobaleno è iniziata una pioggia fitta e ho pensato che dall’alto mi hanno voluto dire che sono, forse, un bravo cristiano (visto il regalo dell’arcobaleno), ma la mia anima ha bisogno ancora di tanti lavaggi. Mi fermo per vestirmi con l’indumento da pioggia e vado alla ricerca della pensione per passare la notte.
L’arcobaleno, nei giorni seguenti, mi ha dato anche un’altra sorpresa: nel pomeriggio della mia stessa giornata di partenza è partito da Trieste anche Don Cristiano, il sacerdote che ha benedetto il mio viaggio. Quando l’ho incontrato a Medjugorje e gli ho parlato dell’arcobaleno di Gracac, mi ha detto che anche lui in quel momento era in quella zona, ma sull’autostrada ed aveva visto l’arcobaleno, anche se non così come lo vedevo io. Lui vedeva solo il lato sinistro ed il lato destro e non tutto l’arco completo. Mi ha fatto comunque molto piacere che quando io ammiravo l’arcobaleno anche Don Cristiano stava guardando la stessa meraviglia.
Riepilogando questo arcobaleno ero particolarissimo:
– l’arcobaleno era intero e congiungeva due montagne con in mezzo il paese dell’arrivo
– le dimensioni dell’arcobaleno erano ridotte e quindi la fascia dei colori era più larga del solito
– il lato destro era luminosissimo e soprattutto nella luce gialla quasi volesse dire le parole del Credo
“… , siede alla destra del Padre …”
– è durato pochi minuti e poi è scomparso alla mia vista
– si è presentato e disciolto nel momento e luogo giusto affinchè poteva diventare per me il mio arco
di trionfo per il mio arrivo a Gracac
– Don Cristiano, che ha benedetto la maglietta e tutte le mie intenzioni, è passato proprio in quel
momento nelle vicinanze di Gracac e quindi insieme guardavamo lo stesso arcobaleno
– Per ultimo l’arcobaleno viene utilizzato nella Bibbia come simbolo di pace: la Madonna di
Medjugorje è la Regina della Pace: che bella “coincidenza”.
Quindi non posso fare altro che dire “Grazie Signore”.
Ho trovato la pensione, che avevo prenotato via internet: la pensione era gestita da due anziani e la pensione si presentava molto povera ovvero se dovessi collocarla nella scala da una a cinque stelle potrei dire zero stelle. Quello di cui avevo bisogno io era solo una doccia calda ed un letto: tutto il resto era insignificante. Verso le 20:30 esco per cercare un ristorante, in quanto era necessario riempire il “serbatoio”: durante la giornata erano state consumate quasi 9.000 calorie e quindi dovevo necessariamente mangiare. Disgraziatamente Gracac è un paese povero e di ristoranti non vi era neanche ombra. Dopo alcuni minuti di ricerca, con il buio sempre più fitto, torno nella pensione e vado direttamente a dormire senza mangiare.
SECONDO GIORNO: GRACAC – MEDJUGORJE
Il giorno dopo mi sveglio verso le 7:00 e comincio a prepararmi per la partenza, anche con le preghiere del mattino. Ho un lieve mal di testa, probabilmente per la fatica ed il sole del giorno precedente. Verso le 7:30 esco e la signora della pensione mi invita per un caffè. Accetto volentieri. Bevo un caffè con il latte di pecora di casa: buono. Parlo con la signora e tra i vari discorsi, mi dice che ha una gamba ammalata e mi mostra la gamba del dolore: dal ginocchio in giù il colore della pelle andava dal rosso al viola fino al nero: il tutto non era piacevole alla vista! Il fatto che la signora mi abbia mostrato la sua gamba, mi ha colpito molto, in quanto si sa che certe cose, soprattutto nelle persone anziane, vengono tenute riservate e nascoste. Tenuto conto che portavo a Medjugorje alcune preghiere di alcuni miei amici e parenti ho aggiunto alle preghiere anche la preghiera per la guarigione della signora: quando pensavo alle preghiere che portavo con tanta cura aggiungevo, con il pensiero, anche la guarigione della signora. Solo oggi, mentre scrivo, ho capito anche il perché la signora mi ha mostrato quella gamba: ad ogni stazione della Via Crucis si dice: “Santa Madre, deh! voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore.”: questo effettivamente è successo ovvero ho messo nel mio cuore le “piaghe” della signora pensandola nella preghiera sia durante la giornata in bici che poi in Medjugorje.
Verso le 8:00 saluto la signora e parto con la bici. Non appena monto in bici e faccio la prima pedalata un cane nero di media taglia mi attacca abbaiando in modo non troppo simpatico: sgancio un piede da un pedale e cerco di dargli un calcio per allontanarlo: poi accelero nella velocità ed il cane mi lascia stare. Scherzosamente penso che il “cornuto” ha voluto fermare la mia corsa verso Medjugorje: chissà?
Dopo circa un chilometro arrivo ad un primo incrocio e senza consultare la cartina stradale giro a destra e inizio a pedalare. Tutto il paese Gracac era immerso in una nebbiolina da umidità e dava una visibilità limitata a circa 80 metri. Per la grande umidità, le lenti dei miei occhiali si sono appannate e quindi vedevo la strada, ma non riuscivo a leggere la cartina stradale. Dopo circa 3-4 chilometri (di salita), mi viene il dubbio, se effettivamente sto facendo la strada giusta. Mi fermo, pulisco gli occhiali, guardo la cartina ed effettivamente stavo andando completamente da un’altra parte. Sorrido in quanto penso al fatto di “aver smarrito la retta via”. Tale smarrimento mi è costato quasi 30 minuti di ritardo e quindi in fin dei conti sono partito da Gracac appena alle 8:30; l’aver ritrovato la retta via però mi ha dato la possibilità di vedere una bella pasticceria, dove ho potuto acquistare qualche dolce, in quanto ho saltato la cena e per colazione ho bevuto solo il caffè offerto dalla signora della pensione.
Fin da subito la tappa non inizia bene, in quanto il mal di testa si appesantisce già nei primi chilometri: insieme al mal di testa sento che ho dei problemi nella digestione. Arrivo a Knin dopo 54 chilometri e la prima tappa non era così piacevole come la prima tappa del giorno precedente. Il sole era già forte ed accecante in quanto le lenti scure degli occhiali da sole si sono rotte nello smontaggio della sera precedente e quindi potevo contare solo sulle lenti protettive semi scure, che normalmente si usano nelle giornate nuvolose. Probabilmente anche il fattore del sole accecante ha appesantito il mio mal di testa. Quando arrivo a Knin passo un ponte lungo circa 25 metri: sotto il ponte vedo un bel fiume. Ero molto accaldato e quindi giro immediatamente la bici e vado verso il fiume percorrendo un brevissimo tratto di sterrato. Mi spoglio di tutto, salvo i pantaloncini, prendo le ciabatte ed entro nel fiume. Il fiume aveva un’acqua eccezionalmente limpida. Il fondo del fiume era eccellente: argilla dura più qualche sassolino. La forza dell’acqua era meglio di un idromassaggio. L’altezza dell’acqua arrivava fino alle ginocchia. Tutto era perfetto. Mi bagno un po’, ma il desiderio in quel momento era di poter immergere totalmente nell’acqua i muscoli superiori della gamba. Penso: “Se mi metto inginocchiato, posso immergere tutta la gamba”. Mi inginocchio. In quel momento mi trovo in una posizione di preghiera e allora mi dico: “Beh, posso fare anche un Padre Nostro”. E’ stato il più bel Padre Nostro, che mi ha fatto anche sentire come la preghiera è anche sollievo. Oggi rido della situazione che si è creata involontariamente: io, vestito solo di pantaloncini, in mezzo ad un fiume, inginocchiato che prego il Padre Nostro con gioia: questo è un miracolo!
Faccio la lettura della stazione della Via Crucis e poi riparto per la tappa verso Hrvace di 57 chilometri. Questa era la tappa più dura, non per salite o altro, ma per il caldo accompagnato dal mal di testa e dalla cattiva digestione. Durante la tappa sapevo che stavo rischiando di prendermi un colpo di sole e quindi il malore che ne segue. Mi è già successo in una gran fondo ciclistica, e quindi sapevo cosa rischiavo: lo stop per malore. Ora però potevo “finalmente” dire di offrire la “sofferenza” e non solo la fatica: sono due cose molto differenti. Nel tragitto ho visto anche due farmacie, ma non ho voluto fermarmi, in quanto non volevo prendere alcun medicinale. Mi veniva da pensare che dopotutto anche Gesù nella sua reale Via Crucis avrà avuto un mal di testa terrificante e anche che il sole lo accecava e gli aumentava il dolore delle ferite aperte. Tutto sommato il mio dolore è nulla rispetto alla sofferenza di Gesù: quindi niente medicinali. Durante il tragitto mi tornano in mente le parole che ho detto a mia moglie il giorno precedente alla partenza:
“Fate una preghiera in pullman per me nel pomeriggio del lunedì, in quanto credo che ne avrò bisogno. Quando ci vediamo a Medjugorje io cercherò di dirti l’ora in cui avete pregato per qualche sensazione che sentirò.”
In quel momento mi dicevo che l’ora in cui pregheranno per me sarà quando mi passerà il mal di testa, se mi passerà. Durante questa tappa speravo di trovare una pompa di acqua fresca con la quale potermi bagnare. Arrivo a Hrvace e mi fermo in un posto brutto, davanti ad una fermata dell’autobus: lì trovavo una sufficiente ombra per la pausa lunga. Sono circa le 13:45 e perciò è estremamente tardi rispetto al programma di marcia. Secondo la tabellina di marcia alle 13:00 dovevo già ripartire per la successiva tappa e invece sono appena arrivato alle 13:45 e devo fare una sosta lunga. Durante la sosta cerco di costringermi a mangiare i due panini con il prosciutto cotto che avevo acquistato a Knin. Mangio a piccoli bocconi e mastico tutto molto bene al fine di aiutare poi il sistema digerente, che in quel momento era anch’esso in crisi. Scrivo un messaggio sms a mia moglie:
“Sono cotto dal sole… pregate per una nuvola” e lei mi risponde:
“Misurati le forze.. Vieni domani!“.
Ovviamente non accetto il suo consiglio: si va avanti.
Oltre al messaggio di cui sopra leggo anche un altro messaggio che mia moglie mi ha inviato in mattinata:
“… Abbiamo già pregato per te tutto il pullman…”
Il mal di testa non mi era passato e quindi, mi sono detto, che la preghiera non è arrivata, in quanto per me la preghiera doveva aiutarmi nel mio mal di testa, che era ancora presente.
Verso le 14:15 vado in un bar vicino per chiedere l’acqua per le borracce. Il bar aveva fuori anche un campetto da bocce: subito capisco che lì posso trovare anche una pompa d’acqua in quanto i campetti per il gioco delle bocce devono essere bagnati con l’acqua. Vedo la pompa d’acqua e quindi quando entro nel bar chiedo alla signora se gentilmente mi lascia usare la pompa dell’acqua per una doccia: mi risponde di sì. Esco felicissimo e ripenso al desiderio espresso un’ora prima di poter trovare una pompa d’acqua con cui bagnarmi: anche in questo va ringraziato il Signore.
In questa tappa ho letto la 12^ Stazione della Via Crucis dove Gesù muore sulla croce dopo tre ore di agonia. Dalla lettura mi sono rimaste molto bene in mente le parole che Gesù pronuncia prima di morire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Io non pensavo affatto di essere abbandonato da Dio, in quanto questa avventura me la sono cercata da solo, però ero anch’io al culmine della sofferenza. Prima di partire stimo che mancano ancora 133 chilometri e per dare sollievo alla sofferenza mi propongo di voler “pagare” con la mia sofferenza di ogni chilometro una frustata ricevuta da Gesù sulla sua Via Crucis: in questo modo potevo “pagare” 133 frustate, se riuscivo a terminare la mia impresa ovvero la mia via crucis.
Alle 14:28 riparto. Comincio a pedalare e inaspettatamente mi sento bene e penso che potrebbe essere l’effetto della doccia fresca. Il mal di testa c’è ancora. Le nuvole non ci sono e quindi il sole doveva essere quello di circa un’ora prima. Passano i primi chilometri e non sento più il caldo rovente, ma mi dà più l’impressione di una bella giornata primaverile. Non mi sto ancora rendendo conto di quello che di fatto era già accaduto. Inizio a fare dei calcoli matematici per capire se riesco ad arrivare entro il calar del sole. Il mio computer da bici mi dice che circa alle 20:00 ci sarà il tramonto (man mano che scendevo da Trieste verso Medjugorje il tramonto della giornata si spostava dagli iniziali 20:30 di Trieste ai 20:00 di Medjugorje). Nei conteggi calcolavo quindi che mi rimanevano circa 5 ore e mezza per percorrere i 133 chilometri. (Finora avevo fatto una media in bici da 25,2 km/h e quindi a questa media si possono percorrere i 133 chilometri in 5 ore e 17 minuti). Capisco che sono al limite con il tempo massimo determinato dalla luce del sole. Tenendo conto che devo prevedere minimo 15 minuti di fermo bici per riempire le borracce ed altre necessità, arrivare entro la fine della giornata comincia essere un risultato ottimale solo se tutto va bene. Nella seconda tappa odierna però ho percorso la distanza a soli 23,9 km/h ed ero appena all’inizio della crisi, che poteva anche peggiorare. Per percorrere 133 km alla media di 23,9 km/h ci vogliono 5 ore e 34 minuti, e quindi l’arrivo potrebbe essere previsto circa per le 20:20. Per il tramonto completo ci vogliono circa 15 minuti e quindi tutto sommato, il tutto risultava ancora fattibile.
Dopo aver fatto tutti questi calcoli a mente, (anche se non con questa precisione descritta sopra), guardo il computer da bici e vedo che ho percorso già circa 20 chilometri e sento che non ho caldo, non sono stanco e che il mal di testa è praticamente scomparso. Non riesco a capire in quanto mai il mio fisico ha reagito in questo modo dopo una crisi in bici: servono ore per recuperare parzialmente le forze. Io mi aspettavo di andare alla velocità di prima ed invece sto alzando la media della velocità complessiva su tutto il giro: significa che sto aumentando l’andatura in modo vistoso. Il computer della bici lo usavo in una modalità particolare ovvero vedevo solo l’ora del tramonto e l’ora del giorno; tutti gli altri dati li consultavo solo ogni tanto. Pertanto cercavo di non guardare la velocità istantanea, ma andare a sensazione e quindi inaspettatamente ho capito che ho aumentato l’andatura del quasi 15% rispetto a quanto ho fatto finora. Aumentare la prestazione sportiva per il 15% al 400.esimo chilometro percorso dopo quasi 16 ore di bici, salvo la pausa notturna, credo che sia un fatto del tutto inspiegabile. Inoltre il sole non mi dà più fastidio. Non posso che ringraziare il Signore. La tappa più bella è diventata la tappa che doveva essere la più brutta: di maggiore crisi e di sole forte. Durante il percorso ascoltavo sempre la musica con un iPod: in quel momento stavo ascoltando Zucchero, che mi piace tanto, e cantavo con lui a voce alta mentre pedalavo con una buona velocità. Sempre in questa tappa, nel meditare la lettura della 12.stazione (morte di Gesù sulla croce) ho capito una grande cosa che la morte non è la fine, ma è la rinascita. Visto che tutto il percorso finora è stato segnato da tanti segni anche questo segno della rinascita delle mie forze, poteva avere questa interpretazione.
Ora in bici andavo come se avessi appena iniziato un giro a casa mia lungo 133 chilometri, dove si va a buon andatura, ma non alla massima andatura.
Ho recuperato talmente tanto tempo che potevo permettermi una tappa in più a Tihaljina dove c’è la statua originale della Madonna di Medjugorje. Lì ho trovato anche il pullman con cui viaggiava mia moglie, che si erano fermati per la Messa. Ho fatto un cambio di acqua e volevo partire velocemente senza salutare, ma incontro Sergio, l’autista del pulman, che mi dice che stanno terminando la Messa e quindi decido di aspettarli. Da lì mancavano ancora circa 35 chilometri e quindi non volevo che la pausa per i saluti con tutti i pellegrini, determinasse poi un ritardo, visto che finora avevo pedalato molto bene, ma 35 chilometri sono sempre 35 chilometri! La Messa effettivamente è finita subito e ho potuto abbracciare mia moglie e mia figlia. Poi sono andato a ringraziare anche la Madonna in chiesa e fare le foto di rito.
MEDJUGORJE
Gli ultimi 35 chilometri li ho percorsi in un batter d’occhio e arrivo a Medjugorje alle 19:28 (pause incluse) e quindi velocissimo:
ho percorso i 133 chilometri, con strada non da pianura padana, in 4 ore e 45 minuti contro le previste 5 ore e mezza: chi va in bici solo per passione come me non può che dire che è un ottimo risultato già per uno che parte con chilometri zero e non per uno che parte dopo aver percorso già 400 chilometri.
Gli ultimi 133 km li ho fatti a 28,0 km/h di media, ma nell’ultima tappa di 42 km, simile per salite e discese a tutto il percorso, ho tenuto una media di 29,0 km/h!
A Medjugorje, con una grande gioia nel cuore, per l’impresa compiuta, ho letto l’ultima stazione e ho fatto le preghiere previste. Ho bevuto un po’ di acqua alla fonte della Chiesa e ovviamente ho ringraziato la Madonna di Medjugorje ed il Signore per tutto quanto ricevuto.
Rimonto in bici e scoppia una stanchezza improvvisa: la stanchezza improvvisa può succedere dopo una lunga corsa, ma ora la stanchezza non mi fa più paura ormai sono arrivato e mancano solo due chilometri alla pensione dove mi aspettano quelli del pullman e mi aspetta una bella doccia e la cena.
Pensando ora:
– che non ho cenato la sera precedente, giornata in cui ho percorso 286 chilometri e consumato quasi 9000 calorie
– che durante la giornata ho mangiato solo due krapfen, due panini medi con il prosciutto cotto e tre banane,
– che non ho preso integratori salvo i sali minerali
– che ho consumato nella seconda giornata circa 7400 calorie
diventa per il mio caso specifico un fatto poco spiegabile di esser riuscito a percorrere il 2° giorno 250 km senza andare in crisi di fame. I miei amici con cui pedalo sanno quanto io mangio durante i giri in bici e quindi per me appare inspiegabile questo fatto.
Nei due chilometri finali che portavano alla pensione sentivo dei dolori non tanto muscolari, in quanto non ho avuto mai attacchi di crampi, ma dolori da posizione in bici:
– mi faceva male la pianta del piede per la continua pressione sui pedali in quanto per percorrere 536 chilometri ho dovuto fare circa 100.000 pedalate,
– mi facevano male i palmi delle mani in quanto per percorrere 536 chilometri bisognava scaricare per 21 ore parte del mio peso sul manubrio e quindi vi è una continua pressione sul palmo delle mani
– mi batteva male il cuore, ovvero pur essendomi fermato non riusciva a scendere più di tanto nei battiti; questo normalmente non mi succede.
Se penso ora a questi tre dolori sono proprio i dolori simbolo della croce, sul palmo delle mani, sulla pianta dei piedi e sul costato.
Arrivato alla pensione di Medjugorje saluto tutti e ho scoperto che hanno pregato due volte per me: uno la mattina e uno al pomeriggio su iniziativa di un signore (Toni) che ha chiesto di recitare per me la Coroncina della Divina Misericordia alle 15:00. E quindi ho capito che la preghiera mi è veramente arrivata in quanto proprio verso le 15:00 mi è passato il mal di testa senza prendere medicinali: mistero della Fede!
Prima di partire per questo viaggio in bicicletta pensavo che sarebbe stato un giro in bicicletta lungo e duro in solitaria ma nella fede, ora invece dico che ho fatto una Via Crucis in anima e corpo e non più in solitaria, in quanto credo fermamente che la Madonna mi ha accompagnato (anche nella Via Crucis di Gesù, la Madonna era sempre vicina al suo Figlio!).
Commenti
3 commenti in “VIA CRUCIS IN BICICLETTA DA REPEN-TRIESTE A MEDJUGORJE (536 km in due giorni)”Salve mi chiamo Barbara..ho un desiderio enorme di fare la medesima esperienza in bici da Venezia e Medjugorje…VOLEVO andare a settembre ottobre, prima per ragioni di lavoro mi risulta complesso…sto cercando qualcuno che abbia lo stesso tipo di desiderio…e voglia, altrettanto cerco qualcuno che possa supportarmi…con allenamento e per il viaggio. Lascio il mio cell 3485844816
graziiiiiiiiiiiiiiieeeee Barbara
PS fantastico chi già ci è risucito!!!!
Complimentissimi!!! WONDERFUL I LOVE YOU MEDJUGORJE !!!
Complimenti per la grandissima impresa!
Volentieri segnalo che quest’anno cercate ciclisti che vi possano accompagnare per il seguente tragitto:
Partenza da Monrupino (TS) il 2 Agosto 2012 – rientro in auto il 6 Agosto
Partecipazione al Festival dei Giovani di Medjugorje – Costo: 300 € comprensivo di vitto e alloggio, supporto tecnico e macchina al seguito dell’allenatore, viaggio di ritorno in auto, divisa del pellegrino – ciclista, allenamento e preparazione tecnica precedente. Coperte le spese il rimanente verrà donato all’orfanotrofio di Suor Cornelia di Medjugorje.
Per prenotazioni o richieste di maggiori informazioni scrivere a medjugorje@ok3.it oppure a medjugorje@con-te.com