Santuario di Santa Maria o Madonna dei Ghirli – Campione d’Italia (Como)
La chiesa di Santa Maria dei Ghirli a Campione d’Italia, si erge sul lago Ceresio, su una terrazza raggiungibile grazie all’imponente maestosa scalinata doppia a quattro rampe, circondata da file di cipressi, e nonostante non sia mai stata una parrocchia, è la più importante chiesa della città, destinata da subito ad essere un vero e proprio monumento.
Da sempre meta di pellegrinaggio per i fedeli di tutta Italia, risale al 777, quando il nobile Tortone donò il territorio di Campione all’Arcivescovo di Milano e si allora si chiamava Santa Maria in Willari.In origine era probabilmente una chiesetta modesta, ma nel ‘300 divenne un oratorio di impronta romanica, con unica navata e il campanile quadrato e fu affrescato da pittori dell’epoca.
Il santuario come possiamo ammirarlo oggi è opera di Isidoro Bianchi, un architetto campionese del ‘600 molto famoso all’epoca della Controriforma.
La maestosa facciata, a tre archi, è rivolta al lago; l’arco principale di accesso è elegantemente decorato e possiamo osservare la Colomba dello Spirito Santo, mentre i due archi laterali che custodiscono gli affreschi esterni, conducono ai portici e rendono la struttura ancor più monumentale.
Il campanile ha una forte componente romanica, mentre la cupola con tiburio ottagonale si erge sul presbiterio barocco.
Il suo interno, in un’unica navata con volta a botte, si divide in tre parti tutte riccamente affrescate: l’aula, destinata ai fedeli, affrescata nel ‘300, ma parzialmente imbiancata da Bianchi per dare più ampiezza alla struttura; poi il Presbiterio e il Santuario.
Nella controfacciata gli originari affreschi sono stati tagliati, a causa dell’apertura delle finestre, nel Santuario domina la figura di Maria, attorniata dagli angeli che conducono al Paradiso; tutte le pareti e il soffitto sono stati impreziositi dagli stucchi della bottega di Bianchi.
L‘arco trionfale è abbellito con l’Annunciazione e da meravigliose immagini di Sant’Isidoro e di San Maurizio, e conduce il visitatore al Presbiterio con il suo altare del ‘600 e il trittico del ‘500 raffigurante la Madonna del Cardellino; al termine la lunetta con la crocefissione.
La scultura della Madonna risale al ‘400, ha ai ati due nicchie con Maria Maddalena con il vaso e San Rocco.
I restauri hanno portato alla luce i dipinti dell’aula, precedentemente ricoperti dallo stucco, che raffigurano nei registri superiori la storia di San Giovanni Battista, mentre nella parte inferiore, purtroppo molto rovinata, un calendario delle attività agricole, che però è molto danneggiato.
Nella parete a nord, gli affreschi sono anch’essi molto danneggiati, ma possiamo ancora notare quello raffigurante i Santi Quatto Coronati, patroni degli scultori e dei lapicidi, probabilmente opera degli stessi artisti.
Nell’aula sacra, divisa da una balaustra con una cancellata, troviamo affreschi del ‘600 opera di Bianchi che raffigurano lo sposalizio della Vergine e sullo sfondo la Visitazione; di fronte è rappresentata la presentazione al Tempio con sullo sfondo la fuga in Egitto.
Al centro vi è l’Annunciazione, sui pilastri laterali sono raffigurati San Maurizio e Sant’Isidoro.
Il portico è stato affrescato riccamente e in epoche diverse, ora è protetto da alcune vetrate e di grande impatto e importanza il Giudizio Universale, del ‘400, opera dei fratelli De Veris.
Nel registro superiore troviamo il dipinto di un Cristo tribolato, assiso su un trono, attorniato dagli angeli che recano i simboli della Passione, ai lati gruppi di religiosi, papi e re supplicanti: è l’allegoria della lotta tra bene e male e una denuncia della corruzione ecclesiastica.
Sul registro inferiore si può ammirare scena quasi dantesca, con demoni e dannati torturati, mentre sui pilastri e sulla porta altri affreschi minori dello stesso periodo.
A destra dell’ingresso campeggia un affresco di grandi dimensioni, che rappresenta la cacciata di Adamo dal Paradiso Terrestre, del 1514, originariamente del portico settentrionale, ma spostato nel 1893.
Il nome del Santuario probabilmente deriva da ghirli che in dialetto significa rondine, molto diffuse nella zona e che con le loro migrazioni, ricordavano agli abitanti i compaesani partiti in cerca di lavoro.
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Buon viaggio spirituale!