Santuario di Nostra Signora della Bruceta – Cremolino (Alessandria)
Il santuario di Nostra Signora della Bruceta di Cremolino, è molto antico, risale infatti al IX secolo circa.
Si trattava originariamente di una chiesa intitolata alla Madonna delle Grazie, perché la tradizione vuole che qui la Madonna apparve ad una ragazza sordomuta, che mentre era al pascolo, incontrò una signora che le chiese un agnello; la ragazza andò a chiedere il permesso ai genitori, tra lo stupore generale. Tornata sul luogo dell’apparizione udì la voce della signora che diceva “Io sono la Regina del Paradiso” e fu deciso di costruire lì una cappella in onore della Madonna delle Grazie, proprio a memoria della grazia concessa alla fanciulla sordomuta.
A seguito di una invasione saracena, nel 900 circa, che incendiò la cappella, dai resti venne recuperato intatto solo il dipinto su pietra della Madonna e da allora il nome fu mutato in “Bruceta” e conserva al suo interno il dipinto miracolato. Durante l’XI secolo il santuario assunse grande importanza nella zona, ma quando iniziò la progressiva migrazione della popolazione verso i borghi, la chiesetta di campagna venne accorpata nella parrocchia di Cremolino, assieme alle altre due chiese di San Biagio e Sant’Agata, con bolla papale di Sisto IV (1473).
Restava comunque un santuario molto frequentato dai fedeli e intorno al XIII secolo si presentò il problema di un ampliamento. I lavori iniziarono nel 1819 quando Ferdinado Carozzi disegnò la nuova fabbrica della cappella e fu ribassato il pavimento, alzato il tetto e il cornicione venne abbattuto.
In seguito vennero gettate le fondamenta del muraglione sotto la chiesa, furono restaurati i cornicioni e l’architrave; fu poi atterrato l’arco vecchio e venne costruito un cantinotto.
Il cosiddetto “occhio romano” della facciata risale a questo periodo, così come l’opera di marmorizzazione delle lesene.
I lavori all’interno coinvolsero la tribuna, che venne sistemata su colonne di sostegno e la nuova porta della navata che venne allestita da Costantino Bonaria; la navata presso l’altare di San Giuseppe risale al 1823, quando il pavimento fu lastricato e la facciata antica fu abbattuta e sostituita dal nuovo coro e dal presbiterio.
Durante i lavori che si susseguirono nel tempo, il campanile del XII secolo fu sopraelevato (1849) e l’altare fu completamente ricostruito, fu conservata solo l’effige in pietra della Madonna. L’oggetto di culto tanto caro ai cremolinesi è un dipinto di antichissima origine (metà del 1400), che raffigura la Madonna, che tiene un libro con la mano destra e con la sinistra stringe al petto Gesù, che a sua volta tiene sulla mano sinistra la sfera terrestre sormontata da una croce e con la destra benedice i fedeli.
Ormai dell’antico edificio romanico, risalente al XII secolo, restano solo l’abside e il campanile, con la facciata ottocentesca.
Anticamente il santuario era orientato ad est, probabilmente edificato ad aula rettangolare conclusa da un’abside semicircolare, con ai lati le lesene e divisa poi in tre specchiature, da ulteriori lesene ad alto basamento gradonato.
L’arco trionfale che univa l’aula all’abside ottocentesca, fa parte ora della controfacciata, che è la parte terminale dell’antica struttura.
Dal 1808, grazie alla bolla successiva di papa Pio VII del 1918 gode di una particolare forma di indulgenza plenaria, che i fedeli chiamano popolarmente giubileo: a chi visita il santuario verrà concessa la remissione dai peccati.
Nel corso degli anni vennero erette tre Via Crucis, una nel 1838, per opera di padre Lorenzo da Mornese e un’altra qualche anno dopo, ma ormai in disuso, costruita lungo la salita che guida al santuario.
Ma la più suggestiva è la Via Crucis in formelle (lunette di bronzo), opera di Vittorio Zitti, geniale connubio tra influenza romanica e modernità.
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Buon viaggio spirituale!