Santuario Maria Addolorata – San Procopio (Reggio Calabria)
Troviamo il Santuario Maria Addolorata, chiamato anche ‘Chiesa degli Afflitti’, posto su un piccolo poggio. La chiesa è stata caratterizzata in particolare da svariati terremoti che l’hanno in parte danneggiata.
Nel 1966 è stata restaurata grazie anche all’intervento del colonnello Francesco Borgia e dei compaesani sanprocopiesi.
All’interno del santuario si venera la statua in gesso della Madonna degli Afflitti, molto simile alla Pietà di Michelangelo, che si ritiene abbia proprietà miracolose.
All’interno della chiesa di notevole interesse troviamo anche: una statua di San Giuseppe in gesso, un crocifisso in legno di due metri di altezza, i due grandi quadri che raffigurano l’Addolorata, opera di Carmelo Tripodi da S.Eufemia d’Aspromonte e la grande stampa con la Sacra Famiglia opera di A.Murillo.
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3 commenti in “Santuario Maria Addolorata – San Procopio (Reggio Calabria)”chi desidera visitare il santuario – mi può contattare, sarò disponibile
Grazie Saverio per la sua dotta esposizione!
Ai primordi del Medio evo, il priore della confraternita, tal Giuseppe Marafioti, ordinò ad uno scultore di Gerace, un certo Fausto Condì la commissione della statua di Maria SS. Degli Afflitti, raccomandandogli ripetutamente di dare al volto un’espressione soffusa di accorato dolore. L’artista accettò l’impegno e si mise all’opera. Con suo disappunto, però, dovette constatare che per quanti sforzi aveva fatto non riusciva a ritrarre la sembianza della Vergine velata di tristezza. E ciò lo rammaricava molto. Proprio in quei giorni però la famiglia dell’artista fu colpita da un grave lutto: suo fratello veniva ucciso a coltellate in una rissa tra paesani. La madre dello scultore in preda al dolore senza versare lacrima alcuna strinse fortemente al seno il figlio trucidato. Era spettatore di simile scena Fausto Condì. Furano quegli spasimi indicibili fu proprio il ricordo del volto della mamma sua pieno dell’angoscia più profonda dello scultore pochi giorni dopo impresse alla statua della Madonna degli Afflitti che si venera a San Procopio (RC). La tradizione vuole ancora che la statua della Madonna appena ultimata, abbia rivolto allo scultore queste parole: “Undi mi vidisti chi tanta afflitta mi facisti?”. Il Condì cadendo in ginocchio ed aprendo le braccia rispose: “E se ti vidia cchù afflitta ti facia” L’emozione fu tale che in quel momento stesso l’artista moriva. L’eco fu cosi strepitoso che giunse in un baleno in questo paese ed il priore Marafioti, ordinò che tutta la confraternita si recasse a piedi a Gerace a prelevare la statua che doveva essere trasportata a spalla. Alla confraternita si aggiunsero altri fedeli volenterosi. Dopo un lungo, estenuante cammino attraverso sentieri impervi e fiumare in piena Maria SS. Degli Afflitti, fece il suo ingresso trionfale in San Procopio tra grida di osanna di un popolo in festa. Straordinariamente miracolata fu una ragazza di Melicuccà, cieca nata tal Vicenzina Francica che ebbe la vista, essendole comparsa Maria Addolorata, mentre faceva ritorno al suo paese, dopo che il medico curante, che era di San Procopio, le aveva assicurato che non c’era nulla per i suoi occhi.
Il luogo dove erge il santuario dedicato alla Madonna Addolorata, più comunemente chiamata chiesa degli Afflitti, si chiama “Libbrescia” perché ne era proprietario un uomo dal cuore magnanimo e pieno di fede: un tal Francesco Brescia. Quest’ apostolo della carità e della Santa Madre Chiesa amava rasserenarsi nello spirito salendo spesso nel piccolo colle dove dinnanzi ad una natura ricca di bellezze soleva elevare la sua anima al cielo sussurrando dolci preghiere a Dio Creatore e alla Santa Madre Celeste. Le orazioni scaturite dal suo spirito anelante di amore e di perdono sovente gli facevano bagnare le gote di calde lacrime per la commozione invadeva tutto il suo essere.Una notte di estate, quando l’arco del cielo era picchiettato di mille stelle e l’argentea luna compiva la danza dei mondi, Francesco Brescia, con gli occhi incantati da quella visione arcana, ristette nella campagna dove era quiete e pace.Si appoggiò un sentiero e presto il sonno s’impadronì delle sue membra. Sognò prima campi fioriti di rose emananti delicati profumi, poi gli parve di ascoltare in lontananza un concerto festoso di campane che si perdeva nella valle ferace e sterminata, infine inondata di una luce rutilante di oro, gli apparve una bellissima signora, la quale ammantata di nero e col viso smilzo e sconvolto da un gran dolore cosi sovente, gli parlò: “Nel posto in cui lunghe teorie di pazienti formiche tracceranno un disegno, là, mi dovrai innalzare un santuario. Io sono la Madonna Consolatrice degli Afflitti” Il pio Francesco ebbe un sussulto, scosso tremò, si svegliò come inebetito. Era l’alba di tanti secoli addietro. Corse in paese e raccontò a tutti quel sogno indimenticabile, le operaie formiche disegnarono il tracciato del santuario e a breve come d’incanto si costruì, tutto il popolo cittadino vi partecipò con grande fede e devozione alla santa Madre Celeste.