Maestà dei Cenciarelli – Perugia



Perugia

Perugia

Troviamo la chiesetta della Maestà dei Cenciarelli a Perugia lungo la Via Pubblica che dalla Porta delle Volte conduce a Ponte rio. In passato in questi luoghi si venerava un affresco posto all’interno di una piccola edicola nel  terreno del Monastero di Santa Agnese.

Il dipinto raffigurava la Vergine che regge Gusù con ai lati San Francesco e Santa Agnese, di autore ignoto. Al luogo è legata anche la leggenda che vuole la Madonna in apparizione a un tale Giorgio Agostini, falegname, davanti all’affresco. Vergine appunto apparsa miracolosamente all’uomo in abiti laceri e corrosi.

Dopo l’apparizione si decise per l’edificazione della chiesa appunto per dare una collocazione più degna all’immagine della Vergine. La costruzione della chiesa si deve anche al concorso di benefattori locali e alle Clarisse di Sant’Agnese.

In occasione della festività della  Madonna degli afflitti viene qui esposto un prezioso crecefisso del 700. Esso in seguito a un furto sparì per poi essere ritrovato nella bottega di un antiquario.

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Commenti

2 commenti in “Maestà dei Cenciarelli – Perugia”
zingo ha detto:

Ciao Saverio, se hai bisogno di contattarmi puoi scrivere a info@viaggispirituali.it

saverio ha detto:

anche a san procopio si venera la madonna degli afflitti, gentilmente qualcuno mi può contattare? grazie
Ai primordi del Medio evo, il priore della confraternita, tal Giuseppe Marafioti, ordinò ad uno scultore di Gerace, un certo Fausto Condì la commissione della statua di Maria SS. Degli Afflitti, raccomandandogli ripetutamente di dare al volto un’espressione soffusa di accorato dolore. L’artista accettò l’impegno e si mise all’opera. Con suo disappunto, però, dovette constatare che per quanti sforzi aveva fatto non riusciva a ritrarre la sembianza della Vergine velata di tristezza. E ciò lo rammaricava molto. Proprio in quei giorni però la famiglia dell’artista fu colpita da un grave lutto: suo fratello veniva ucciso a coltellate in una rissa tra paesani. La madre dello scultore in preda al dolore senza versare lacrima alcuna strinse fortemente al seno il figlio trucidato. Era spettatore di simile scena Fausto Condì. Furano quegli spasimi indicibili fu proprio il ricordo del volto della mamma sua pieno dell’angoscia più profonda dello scultore pochi giorni dopo impresse alla statua della Madonna degli Afflitti che si venera a San Procopio (RC). La tradizione vuole ancora che la statua della Madonna appena ultimata, abbia rivolto allo scultore queste parole: “Undi mi vidisti chi tanta afflitta mi facisti?”. Il Condì cadendo in ginocchio ed aprendo le braccia rispose: “E se ti vidia cchù afflitta ti facia” L’emozione fu tale che in quel momento stesso l’artista moriva. L’eco fu cosi strepitoso che giunse in un baleno in questo paese ed il priore Marafioti, ordinò che tutta la confraternita si recasse a piedi a Gerace a prelevare la statua che doveva essere trasportata a spalla. Alla confraternita si aggiunsero altri fedeli volenterosi. Dopo un lungo, estenuante cammino attraverso sentieri impervi e fiumare in piena Maria SS. Degli Afflitti, fece il suo ingresso trionfale in San Procopio tra grida di osanna di un popolo in festa. Straordinariamente miracolata fu una ragazza di Melicuccà, cieca nata tal Vicenzina Francica che ebbe la vista, essendole comparsa Maria Addolorata, mentre faceva ritorno al suo paese, dopo che il medico curante, che era di San Procopio, le aveva assicurato che non c’era nulla per i suoi occhi.
Il luogo dove erge il santuario dedicato alla Madonna Addolorata, più comunemente chiamata chiesa degli Afflitti, si chiama “Libbrescia” perché ne era proprietario un uomo dal cuore magnanimo e pieno di fede: un tal Francesco Brescia. Quest’ apostolo della carità e della Santa Madre Chiesa amava rasserenarsi nello spirito salendo spesso nel piccolo colle dove dinnanzi ad una natura ricca di bellezze soleva elevare la sua anima al cielo sussurrando dolci preghiere a Dio Creatore e alla Santa Madre Celeste. Le orazioni scaturite dal suo spirito anelante di amore e di perdono sovente gli facevano bagnare le gote di calde lacrime per la commozione invadeva tutto il suo essere.Una notte di estate, quando l’arco del cielo era picchiettato di mille stelle e l’argentea luna compiva la danza dei mondi, Francesco Brescia, con gli occhi incantati da quella visione arcana, ristette nella campagna dove era quiete e pace.Si appoggiò un sentiero e presto il sonno s’impadronì delle sue membra. Sognò prima campi fioriti di rose emananti delicati profumi, poi gli parve di ascoltare in lontananza un concerto festoso di campane che si perdeva nella valle ferace e sterminata, infine inondata di una luce rutilante di oro, gli apparve una bellissima signora, la quale ammantata di nero e col viso smilzo e sconvolto da un gran dolore cosi sovente, gli parlò: “Nel posto in cui lunghe teorie di pazienti formiche tracceranno un disegno, là, mi dovrai innalzare un santuario. Io sono la Madonna Consolatrice degli Afflitti” Il pio Francesco ebbe un sussulto, scosso tremò, si svegliò come inebetito. Era l’alba di tanti secoli addietro. Corse in paese e raccontò a tutti quel sogno indimenticabile, le operaie formiche disegnarono il tracciato del santuario e a breve come d’incanto si costruì, tutto il popolo cittadino vi partecipò con grande fede e devozione alla santa Madre Celeste.

Ps- la festa della santa vergine terza domenica di ogni anno a san Procopio – rc-

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