Codice Forestale Camaldolese
Accordo fra il Collegium Scriptorium Fontis Avellanae e l’Inea per valorizzare e recuperare il patrimonio storico e culturale camaldolese e di Fonte Avellana
Fano (Pu), 17 giugno 2009 – Finalmente il Codice Forestale Camaldolese prende corpo. Il presidente dell’Inea-Istituto di economia agraria, Livio Carlo Rava, ed il presidente del Collegium Scriptorium Fontis Avellanae, Salvatore Frigerio, monaco benedettino Camaldolese, hanno firmato a Monte Giove di Fano (Pu), sede operativa del Collegium, la convenzione con la quale l’Inea ed il Collegium si impegnano a recuperare e a valorizzare il patrimonio storico e culturale camaldolese ed avellanita, l’uno più forestale, l’altro più agricolo attraverso una serie di azioni rese possibili dal finanziamento concesso dal Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali.
Al risultato si è arrivati dopo sette anni da quando nel 2002, Anno internazionale delle Montagne, il progetto venne lanciato a Torino agli Stati generali della Montagna e dopo il finanziamento dell’Imont, che permise la predisposizione dello studio di fattibilità.
L’accordo prevede che vengano realizzate attività di ricerca e di raccolta di materiale archivistico di interesse forestale e agricolo, promosse azioni di divulgazione e di diffusione delle conoscenze tramite l’utilizzo delle più moderne tecnologie informatiche verso i giovani, principalmente tramite le scuole, gli operatori forestali e le istituzioni affinché siano di indirizzo nella loro azione di enti di gestione e di programmazione.
A questo riguardo, importanti risulteranno le risorse che la stessa Regione Marche ha messo a disposizione del progetto e finalizzate al recupero delle tecniche selvicolturali giudicabili anche oggi proponibili per una gestione sostenibile delle risorse forestali. Il progetto consisterà nella digitalizzazione e nella pubblicazione integrale, su un apposito portale Internet, della “Regola di vita eremitica”, scritta a Camaldoli nel 1520, e chiamata anche “Codice Forestale” perché rappresentativa della sintonia profonda tra la ricerca spirituale e la cura della foresta.
L’iniziativa comprende anche l’archiviazione e la classificazione dei documenti storici, con un’attenzione agli aspetti storico-spirituali, tecnici, economici, sociali e giuridici in ambito selvicolturale e di gestione del territorio. La digitalizzazione sarà accompagnata dalla pubblicazione di due volumi, uno sulla gestione dell’attività forestale, l’altra su quella agricola, portando a sintesi, per quest’ultima, l’enorme lavoro fatto sulle Carte di Fonte Avellana, sette volumi che trascrivono atti, compravendite, contratti da cui traspare l’originalità della gestione agricola praticata dai monaci sulle terre, 2.700 ettari nelle terre di Frattula e 1.000 ettari confinati, che da Fonte Avellana si estendono fin quasi al mare Adriatico, loro donate da proprietari paurosi di vedersele sottrarre dai barbari o dai prepotenti, finalizzata alla crescita culturale, umana, sociale ed anche economica dei contadini, non “servi”, come generalmente considerati in quei tempi bui del Medioevo, ma “uomini”.
La modernità di questo progetto sta proprio qui, nel dimostrare, con il supporto scientifico della certezza delle fonti storiche, che il rispettoso, reciproco rapporto fra uomo e natura mette in luce un modello economico ancora valido, quel modello sostenibile, tanto implorato quanto eluso quando si tratta di passare dalle parole ai fatti. Sarà un messaggio utile per quanti, politici, amministratori, tecnici, vorranno ascoltarlo, senza mutarlo, agli operatori economici del territorio, che affronteranno le loro fatiche e le loro prospettive sentendosi strumento di un obiettivo dalle radici solide, alle popolazioni di montagna, che, per rimanere, hanno bisogno di nuove, urgenti e rassicuranti certezze.
Paola Cimarelli
Fano (Pu), 17 giugno 2009 - Finalmente il Codice Forestale Camaldolese prende corpo. Il presidente dell’Inea-Istituto di economia agraria, Livio Carlo Rava, ed il presidente del Collegium Scriptorium Fontis Avellanae, Salvatore Frigerio, monaco benedettino Camaldolese, hanno firmato a Monte Giove di Fano (Pu), sede operativa del Collegium, la convenzione con la quale l’Inea ed il Collegium si impegnano a recuperare e a valorizzare il patrimonio storico e culturale camaldolese ed avellanita, l’uno più forestale, l’altro più agricolo attraverso una serie di azioni rese possibili dal finanziamento concesso dal Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali. Al risultato si è arrivati dopo sette anni da quando nel 2002, Anno internazionale delle Montagne, il progetto venne lanciato a Torino agli Stati generali della Montagna e dopo il finanziamento dell’Imont, che permise la predisposizione dello studio di fattibilità. L’accordo prevede che vengano realizzate attività di ricerca e di raccolta di materiale archivistico di interesse forestale e agricolo, promosse azioni di divulgazione e di diffusione delle conoscenze tramite l’utilizzo delle più moderne tecnologie informatiche verso i giovani, principalmente tramite le scuole, gli operatori forestali e le istituzioni affinché siano di indirizzo nella loro azione di enti di gestione e di programmazione. A questo riguardo, importanti risulteranno le risorse che la stessa Regione Marche ha messo a disposizione del progetto e finalizzate al recupero delle tecniche selvicolturali giudicabili anche oggi proponibili per una gestione sostenibile delle risorse forestali. Il progetto consisterà nella digitalizzazione e nella pubblicazione integrale, su un apposito portale Internet, della “Regola di vita eremitica”, scritta a Camaldoli nel 1520, e chiamata anche “Codice Forestale” perché rappresentativa della sintonia profonda tra la ricerca spirituale e la cura della foresta. L’iniziativa comprende anche l’archiviazione e la classificazione dei documenti storici, con un’attenzione agli aspetti storico-spirituali, tecnici, economici, sociali e giuridici in ambito selvicolturale e di gestione del territorio. La digitalizzazione sarà accompagnata dalla pubblicazione di due volumi, uno sulla gestione dell’attività forestale, l’altra su quella agricola, portando a sintesi, per quest’ultima, l’enorme lavoro fatto sulle Carte di Fonte Avellana, sette volumi che trascrivono atti, compravendite, contratti da cui traspare l’originalità della gestione agricola praticata dai monaci sulle terre, 2.700 ettari nelle terre di Frattula e 1.000 ettari confinati, che da Fonte Avellana si estendono fin quasi al mare Adriatico, loro donate da proprietari paurosi di vedersele sottrarre dai barbari o dai prepotenti, finalizzata alla crescita culturale, umana, sociale ed anche economica dei contadini, non “servi”, come generalmente considerati in quei tempi bui del Medioevo, ma “uomini”. La modernità di questo progetto sta proprio qui, nel dimostrare, con il supporto scientifico della certezza delle fonti storiche, che il rispettoso, reciproco rapporto fra uomo e natura mette in luce un modello economico ancora valido, quel modello sostenibile, tanto implorato quanto eluso quando si tratta di passare dalle parole ai fatti. Sarà un messaggio utile per quanti, politici, amministratori, tecnici, vorranno ascoltarlo, senza mutarlo, agli operatori economici del territorio, che affronteranno le loro fatiche e le loro prospettive sentendosi strumento di un obiettivo dalle radici solide, alle popolazioni di montagna, che, per rimanere, hanno bisogno di nuove, urgenti e rassicuranti certezze.