Via Francigena: il tratto italiano



Il segmento italiano, quello conclusivo, della Via Francigena misura all’incirca un migliaio di chilometri. Dopo aver scalato il Gran San Bernardo, i due pellegrini si sono buttati in discesa “planando” su Aosta.

Tratto italiano della via Francigena

Tratto italiano della via Francigena

“Trenta chilometri e ci fermiamo nella chiesa di Sant’Orso – raccontano -, famoso luogo di culto del capoluogo della Valle d’Aosta.

 Dopo aver mangiato spesso riso, brodo, verdure e poco altro, ci concediamo una pizza.

Il giorno dopo colazione all’italiano: cappuccino e cornetto davanti all’Arco di Augusto di Aosta, e facciamo rotta verso Ivrea, passando per il fantastico castello di Fenis. Passiamo anche per Saint-Vincent: a Ivrea trovare da dormire non è facile, visto che costa tutto tantissimo. Alla fine, troviamo un oratorio.

Dopo Ivrea, andiamo verso Mortara, e qui troviamo il nostro angelo custode: padre Nunzio, un frate cappuccino sulla settantina, che ci accoglie come figli, offrendoci, cena, doccia calda, pernottamento in un letto e prima colazione. Con padre Nunzio abbiamo modo di riflettere sul senso del nostro percorso, anche spirituale, e ci intratteniamo a parlare con lui per ore.

La mattina dopo ripartiamo per Santa Cristina, frazione vicino a Pavia: questo luogo ci era stato indicato dallo stesso padre Nunzio, che aveva preso accordi con un sacerdote amico. Qui ci danno camera con letti e, come al solito, la tanto attesa doccia calda”.

La “testa” comincia a vacillare, anche se il fisico è sempre più forte: “Pedaliamo a 25-26 chilometri orari di media, ma la concentrazione non è più quella dei primi giorni. Facciamo 110 chilometri, piove tutta la giornata, e ci troviamo a combattere contro fatica e intemperie. Passiamo per Piacenza, Fiorenzuola d’Arda e Fidenza, e qui ci dirigiamo verso gli Appennini, arrivando a Fornovo di Taro e a Sivizzano. Qui, dopo esserci riposati per una notte, saliamo fino a Berceto. Ancora: scaliamo il passo della Cisa, scendiamo a Pontremoli e arriviamo a Pietrasanta, in provincia di Massa-Carrara”.

Il contachilometri segna circa 2.000 chilometri: “Spesso ci accadeva che i vestiti, completamente bagnati, non si asciugassero. Doveva indossarli di nuovo, bagnati. Avevamo nello zaino i vestiti di ricambio, ma l’abbigliamento da bici era quello che era, e spesso si bagnavano anche le borse. Ma non ci è mai passato per la mente di fermarci per un giorno. Giunti in Toscana, la voglia di arrivare alla meta era sempre più grande: da Pietrasanta arriviamo a San Gimignano (dopo un centinaio di chilometri), in provincia di Siena, passando per Lucca e Altopascio. Nella cittadina senese veniamo ospitati in un convento, e la mattina seguente, con un bel sole, ripartiamo passando per Siena, dove pranziamo”.

Tutt’intorno il paesaggio è stupendo, con le colline senesi a fare da sfondo: “Arriviamo a San Quirico d’Orcia, dove don Gianni ci accoglie a braccia aperte, offrendoci cena e pernottamento.
Siamo a 200 chilometri da Roma. Manca poco, facciamo tappa a Viterbo, ma già la mente è a Roma. Percorriamo la Cassia, e il 4 novembre entriamo nella capitale, arrivando in Vaticano,  nella basilica di San Pietro. Il giorno dopo ci alziamo presto e andiamo ad ascoltare la classica “udienza del mercoledì” di papa Benedetto XVI.

L'arrivo in Vaticano

L'arrivo in Vaticano



























Ma incontriamo, prima di andare dal papa, monsignor Vercesi, che ci registra nell’albo dei pellegrini, ci consegna la pergamena, e con nostro stupore, ci permette di visitare fuori orario le grotte vaticane, benedicendoci davanti alla tomba di san Pietro”.



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